Gli Stati Brasiliani hanno pubblicato di recente un accordo per stabilire regole generali sulla tassazione di beni immateriali ai fini ICMS. Il Convegno 106/17 permette agli Stati di gravare in modo ampio le transazioni avvenute nel cosidetto commercio elettronico diretto, ove tutte le fasi (ordine, pagamento e consegna) sono effetuate interamente in rete. La normativa riporta un elenco indicativo dei beni e merci digitali che include programmi, giochi, app ed archivi elettronici, sempre che siano programmi standard, anche se esposti a un addatamento.

Al primo sguardo, l'accordo sembra una vera e propria evoluzione normativa. In linea con il principio dell'imposizione nel luogo di destinazione dei beni – su cui si basa l´IVA unica – il Convegno 106/17 stabilisce, por esempio, che nelle vendite fatte in rete l'ICMS dovrà esssere versata nello Stato di residenza dell'utente/consumatore anziché del venditore. Inoltre, la norma tratta su soggetti nuovi, tale il marketplace, come la regole che rende le piattaforme online responsabili della riscossione dell´ICMS quando agiscono come intermediarie nelle vendite a distanza. Tutto secondo la tendeza internazionale.

Purtroppo però non è proprio così. Invece, a ben guardare, la mossa corrisponde solo ad un altro capitolo della guerra fiscale tra Stati e Comuni brasiliani. E questa volta ci tocca all'economia digitale.

Chiunque abbia fatto business in Brasile è consapevole della complessità del suo sistema fiscale. Infatti si può dire che ce se è sviluppato un microcosmo regolativo avulso dal resto del mondo. La logica sottesa al sistema fiscale brasiliano è quella di salvaguardare ogni livello di governo del controllo indiretto del piano superiore via transferimenti finanziari condizionate. Perciò, si ha ideato un sistema basato sull'autonomia impositiva a livello nazionale, regionale e locale in modo che la divisione di competenze tributarie è per forza un argomento di rilievo costituzionale.

Come risultato, Brasile ha scelto um modelo tributario in cui vi sono varie imposte plurifase sul consumo assogettate a livelli di governo diversi. L'ICMS è una tra – almeno – quatro imposte che gravano il consumo in Brasile. Mentre nell'esperienza internazionale, l´IVA suole essere l´unica imposta a colpire l´incremento di valore che i beni o servizi acquistano, in Brasile ci sono (i) l'ICMS statale che grava la circolazione di merci e alcuni servizi; (ii) l´IPI federale che si applica sui prodotti finita franco fabbrica; (iii) l´ISS municipale che grava i servizi e (iv) il PIS/COFINS che viene calcolato per transazione ma a seconda della faturazione.

Dato che l'IVA è stato dimezzato dal Costituzione tra Stati – competente per gravare le cessioni di beni – e Comuni – che gravano le prestazioni di servizi – senza il corrispondente concetto legal, il dibatito sulla definizione dei termine assume rilievo essenziale e fa nascere dispute giuridiche di miliardi di reais da cui si occupa addirittura la Suprema Corte Federale di Brasile.

È questo che succede adesso rispetto l'e-commerce diretto. Come le operazioni telematici si trovano in mezzo a una zona grigia ora sono intesi come beni ora come servizi, a seconda degli interessi degli Stati e municipi.  E siano lontani da un consenso.

Insomma, gli ultimi cambiamenti normative hanno fatto crescere grande insicurezza rispetto all'inquadramento fiscale delle operazioni nel commercio elettronico. Perciò un'analisi dei piani di negozi in concreto si fa imprescindibile per coloro che vogliono adoperare in Brasile.

The content of this article is intended to provide a general guide to the subject matter. Specialist advice should be sought about your specific circumstances.