In nessun altro campo come in quello giudiziario ancor'oggi si lavora rigorosamente in "modo cartaceo" – questa realtà sta per cambiare: la magistratura svizzera si digitalizza.

In Svizzera, le basi legali per poter operare per vie elettroniche nei procedimenti penali e civili, come anche nelle procedure dinanzi al Tribunale federale, esistono dal 2011 (eccezione fatta per la consultazione degli atti, che tutt'ora non può essere svolta elettronicamente). Tuttavia, a tutt'oggi le autorità giudiziarie raramente ricevono comunicazioni elettroniche e, di conseguenza, sono sempre più sovraccariche di montagne di cartelle cartacee, tutte da gestire e da archiviare "fisicamente".

In prima linea, sono i professionisti (vale a dire avvocati, esperti fiscali, fiduciari) a comunicare con le autorità giudiziarie. Per quale motivo preferiscono optare per la carta invece di avvalersi dell'approccio elettronico, considerando che oggigiorno detti professionisti sono in gran parte ben equipaggiati a livello informatico?

Una delle ragioni potrebbe sussistere nel fatto che certi atti giudiziari devono essere inoltrati con apposita firma elettronica qualificata, uno strumento che in Svizzera non ha ancora trovato una risonanza importante. Inoltre, sembrerebbe che i professionisti non si fidino sufficientemente del funzionamento di questo "nuovo" canale di comunicazione, non per ultimo perché in ossequio alle attuali leggi procedurali, una comunicazione elettronica è considerata depositata nel momento in cui il destinatario (vale a dire l'autorità giudiziaria) ha emanato una conferma di ricezione – il che, per i professionisti, comporta un'insicurezza sgradevole a livello del rispetto dei termini (va notato che per i documenti inoltrati tramite posta fa testo il timbro postale). Le relative esperienze di vari paesi in Europa (che in parte sono molto più avanti della Svizzera in termini di digitalizzazione) hanno dimostrato che, senza obbligo legale, la transizione dal canale di comunicazione cartaceo a quello elettronico non è implementabile in una tempistica utile.

Comunque sia, è innegabile che tutti gli indicatori puntano verso un futuro digitale, anche per la magistratura in Svizzera. È qui che entra in gioco "Justitia 4.0", un progetto comune dei tribunali svizzeri e delle autorità cantonali preposte all'esecuzione penale e giudiziaria. Questo progetto di digitalizzazione, che sostanzialmente mira allo snellimento e alla semplificazione delle procedure, intende sostituire i dossier cartacei con fascicoli elettronici (la cosiddetta eJustizakte) e permettere lo scambio elettronico di atti giuridici con le autorità senza discontinuità dei sistemi di trasmissione. A tal fine, sarà allestito un nuovo portale web denominato "Justitia. Swiss", che fungerà da sportello unico per tutte le parti interessate. L'obiettivo ambizioso è di completare il progetto entro il 2026.

Ambizioso, innanzitutto perché oltre al definire dei dettagli procedurali, devono essere chiariti gli importanti aspetti di sicurezza e di protezione dei dati. Inoltre, devono essere regolamentati diversi aspetti pratici, come quelli di infrastruttura digitale e di software (difatti, bisognerà avvalersi di procedure di appalto pubblico per procurare i software, ovvero le relative licenze). Ambizioso anche a livello dei costi, poiché non è ancora stata comunicata una stima attendibile e il sostenimento dei costi non è ancora stato tematizzato. Soprattutto, però, ambizioso perché per il momento non vi sono ancora le basi legali necessarie per la sua implementazione.

Pertanto, in dicembre 2019 è previsto l'avvio della procedura di consultazione in merito all'avamprogetto della legge federale sulla comunicazione elettronica con i tribunali e le autorità (LCTA). Oltre a regolamentare lo scambio elettronico tramite il nuovo portale digitale, è previsto che la LCTA costituisca l'obbligo di utilizzo per i professionisti (mentre le persone private possono ancora comunicare in via cartacea, laddove hanno la facoltà di pronunciarsi personalmente dinanzi alle autorità). La LCTA, inoltre, formulerà delle direttive che saranno da integrare nelle leggi procedurali rilevanti.

La conclusione della procedura di consultazione è prevista per marzo 2020.

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