E' recente la condanna dell'Italia da parte della Corte Europea dei diritti dell'Uomo che, con la sentenza pronunciata in data 8 gennaio 2013, ha sanzionato il Paese per le condizioni di vita in cui vivono i detenuti nelle carceri italiane (in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea).

Nella sentenza i giudici di Strasburgo hanno condannato l'Italia per aver sottoposto sette detenuti a condizioni inumane e degradanti costringendo gli stessi a condividere celle di nove metri quadri con altri due carcerati e non garantendo loro accesso quotidiano alle docce, dove spesso mancava l'acqua calda. La Corte oltre ad aver condannato l'Italia a risarcire ciascun ricorrente con quasi 90 mila euro, ha dato al Governo un anno di tempo per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, attraverso l'introduzione di misure idonee a garantire ai detenuti un miglioramento delle loro condizioni di vita.

Il rimedio adottato dallo Stato contraente o comunque il pacchetto di misure doveva essere effettivo, cioè tale da poter, in conformità con la Convenzione, adeguatamente risolvere il problema identificato dalla Corte europea. Sebbene generalmente non rientri nei compiti della Corte indicare i mezzi per il raggiungimento di un risultato, nella sentenza in commento la Corte Europea ha ritenuto opportuno indicare al nostro Paese alcune misure volte alla risoluzione immediata del problema identificato.

Oggi, a distanza di poco tempo da questa sentenza, il decreto svuota carceri 2014 è ufficialmente legge dello Stato. Ed ecco le novità più importanti:

  • L'utilizzo del braccialetto elettronico diventa la normalità. Fino a oggi infatti il giudice ne indicava l'uso solo in casi eccezionali, d'ora in avanti i casi in cui non saranno utilizzati rappresenteranno la vera eccezione, che l'autorità giudiziaria dovrà motivare;
  • L'attenuante di lieve entità nel delitto di detenzione e cessione illecita di stupefacenti diventa reato autonomo. Viene anche meno il divieto di disporre per più di due volte l'affidamento terapeutico al servizio sociale dei condannati tossico-alcool dipendenti. Ai minorenni tossicodipendenti accusati per piccolo spaccio sono applicabili le misure cautelari con invio in comunità;
  • Si alza a quattro anni il limite di pena in grado di assicurare l'affidamento in prova ai servizi sociali, anche se su basi più rigide rispetto al passato. Crescono i poteri del magistrato di sorveglianza, soprattutto in fatto di urgenza e immediatezza di intervento;
  • Fino al 24 dicembre 2015, lo sconto di pena concesso sale a 75 giorni per ogni semestre, invece dei 45 in vigore in precedenza. Sono in ogni caso esclusi i condannati di mafia o per altri gravi delitti;
  • Acquista carattere permanente la disposizione che consente di scontare presso il domicilio la pena detentiva non superiore a 18 mesi;
  • L'espulsione degli stranieri (come misura alternativa alla detenzione) sarà più facile, e ciò per tutti coloro che debbano scontare 2 anni di pena, ma anche per chi è condannato per un delitto previsto dal testo unico sull'immigrazione, purché la pena prevista non sia superiore nel massimo a 2 anni, e chi è condannato per rapina o estorsione aggravate. Viene, inoltre, velocizzata già dall'ingresso in carcere la procedura di identificazione per rendere effettiva l'esecuzione dell'espulsione;
  • Viene istituita la nuova figura di garanzia a tutela dei detenuti, che avrà sede nel ministero della Giustizia e sarà composto da tre membri in carica per 5 anni prorogabili. Compito del Garante nazionale sarà quello di vigilare sul rispetto dei diritti umani nelle carceri;
  • E' introdotta una procedura specifica a garanzia dell'ottemperanza alle decisioni del magistrato di sorveglianza da parte dell'amministrazione penitenziaria.

Ancora una volta, dunque, è stata necessaria una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo per confermare l'incapacità del nostro Stato di garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena. Ed ancora una volta le pesanti sanzioni economiche comminate all'Italia incidono sull'economia stessa del Paese che, anziché utilizzare i fondi recuperati dal pagamento dei contributi versati dagli italiani, vengono utilizzati per pagare i risarcimenti milionari cui l'Italia viene periodicamente condannata.

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