Nel corso dell'emergenza legata al Coronavirus, uno degli aspetti maggiormente critici si è rivelato essere quello del mantenimento della sicurezza presso i luoghi di lavoro. Ora che, a quanto sembra, ci si avvicina alla cosiddetta "Fase 2" (dalla quarantena alla ripresa), questo tema si ripropone come prioritario e, come detto nel nostro precedente articolo Misure di contenimento Covid 19, vi sono anche importanti riflessi sulla tutela dei dati personali dei lavoratori e di coloro che a qualunque titolo accedono in azienda.

In questo contesto, restano per ora valide le linee guida contenute nel protocollo sottoscritto il 14 marzo 2020 tra il nostro Governo e le Parti Sociali (si veda qui Protocollo 14 marzo 2020). E' tuttavia plausibile che il Protocollo venga aggiornato a breve. Ad esempio, per il settore moda, si può già fare riferimento a quello firmato il 15 aprile 2020 (si veda qui Protocollo Settore Moda) e il tutto potrebbe anche essere ulteriormente integrato dalle determinazioni della Task Force governativa per la gestione della "Fase 2".

Per il momento, le aziende che si stanno preparando a riprendere la strada della produttività (e quelle tutt'ora attive) devono cercare di predisporre luoghi, spazi e tempistiche di produzione tenendo conto di una serie di elementi chiave espressi nel Protocollo stesso, quali ad esempio: la preparazione dei luoghi di lavoro (es., sanificazione), l'individuazione di aree specifiche per il contenimento provvisorio di soggetti con sintomi sospetti e l'individuazione di risorse in azienda debitamente formate che si occupino specificamente del rispetto del Protocollo, dall'assistenza ad eventuali casi sospetti/rilevazione della temperatura al trattamento e conservazione dei dati personali raccolti durante queste operazioni.

Nel settore privato, segnaliamo le iniziative di alcune aziende che in aggiunta alle misure del Protocollo hanno previsto anche l'effettuazione di test sierologici ai dipendenti volontari sulla base di un protocollo medico validato ed in coordinamento con le Autorità sanitarie e la possibilità per i dipendenti di utilizzare una apposita app di tracking per monitorare eventuali episodi a rischio.

Da un punto di vista di tutela dei dati personali, le aziende si trovano di fronte ad un possibile trattamento di dati sensibili (lo stato di salute) ed quindi necessario mantenere una disciplina rigorosa, anche se il tutto è diretto al contenimento del contagio. Esemplificando, occorre improntare il trattamento rispettando i principi di proporzionalità e minimizzazione (non raccogliendo dati sulla temperatura o non divulgando il nome della persona di cui si ha il sospetto contagio) e quello di trasparenza (fornendo una informativa completa in anticipo a tutti i soggetti coinvolti). Deve inoltre essere attentamente regolamentato il periodo di conservazione dei dati, le misure di sicurezza correlate e gli eventuali trasferimenti a soggetti terzi (es. il dato del contagiato per la ricostruzione dei contatti avuti, in coordinamento con le Autorità sanitarie), oltre alla contrattualizzazione di eventuali responsabili del trattamento.

È infatti importante ricordare che qualora l'attività aziendale fosse ripresa, le autorità vigileranno attivamente sull'impiego delle misure di contenimento del contagio e sul mantenimento delle condizioni minime di sicurezza sanitaria dei luoghi di lavoro.