Firmato il Trans-Pacific Partnership (TTP), trattato di libero scambio per le economie del Pacifico, il governo USA si concentrerà ora sui negoziati con l'UE.

E, se da una parte vi è chi preme per un'accelerazione dell'iter negoziale del Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), dall'altra le posizione di USA e UE sembrano allontanarsi sempre di più.

Permangono, nonostante i negoziati siano iniziati oltre due anni fa, le diversità di visione su temi fondamentali quali le denominazioni di origine, la protezione dei dati personali, gli OGM, la clausola di risoluzione delle controversie c.d. ISDS, i requisiti sanitari, la trasparenza dei negoziati, ecc.

Gli obiettivi perseguiti dall'UE con il TTIP si pongono, infatti, in forte contrasto con quanto recentemente espresso dal governo americano nel Fast Track Bill, provvedimento con cui il Congresso affida all'esecutivo il mandato per negoziare e concludere determinati trattati commerciali internazionali.

Per citare solo alcuni esempi, il governo americano vorrebbe subordinare qualsiasi misura restrittiva relativa alla circolazione e commercializzazione dei prodotti alimentari, all'esistenza di una prova scientifica della dannosità del prodotto stesso, non riconoscendo alcun valore al principio precauzionale. Parimenti, le indicazioni di origine dei prodotti, così come l'etichettatura dei prodotti OGM, vengono qualificate ingiustificate misure restrittive alla circolazione delle merci nel mercato, e come tali contrarie agli obiettivi (americani) del trattato.

In conclusione, nonostante l'accordo tra USA e UE potrebbe sostenere la reindustrializzazione dell'Europa, contribuire ad aumentare dal 16% al 20% il target 2020 per il PIL, nonché creare nuove opportunità per le PMI, le posizioni delle parti sembrano – ad oggi – ancora troppo distanti perché si possa raggiungere in tempi brevi un testo comune.

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